venerdì 11 luglio 2014

UNA LETTURA ESTIVA

Estate. Almeno così pare. Secondo il calendario siamo a Luglio, ma guardando fuori dalla finestra sembra fine Settembre.

L’Estate dovrebbe far pensare subito alle vacanze al mare, ozio e tintarella sotto all’ombrellone a leggere un libro.
Oppure a un bel prato in montagna, un plaid steso sull’erba all’ombra di un grande albero, ovviamente con un buon libro in mano.
Invece fa un freddo Caino, piove pure un po’ e bisogna stare in casa. Ma il libro rimane.
Di solito si tratta di letture poco impegnative, che non richiedono un grande sforzo di concentrazione. Anche il cervello ha diritto alle sue pause.
Libri che volano via in poco tempo.
Per me significa soprattutto romanzi gialli.
Veramente io leggo di tutto, per cui vanno bene anche romanzi d’avventura, meglio ancora diari di viaggio. O un bel romanzetto d’amore romantico o passione ardente.
Ma in questo momento sono nel periodo delle detective story.

Allora vai con la mia amata Agatha Cristie, Virgina Wolf, Sir Arthur Conan Doyle o per rimanere tra i contemporanei P.D.James.
Ah questi inglesi! Sono così rassicuranti!
Anche se durante la lettura ci si perde un dettaglio, un particolare della vicenda, tanto poi si sa che alla fine ci aspetta la soluzione certa del caso con tanto di ricostruzione ovvia e precisa.
Mica come gli autori americani, che se ti distrai un attimo perché è passato il venditore di cocco, perdi il filo. Perché nel frattempo fanno morire sette o otto persone, il sospettato numero uno non è più sospettato, magari è diventato vittima e il detective si è portato a letto metà dei personaggi femminili del libro, anche qualche maschio, per la par condicio.
Questo non vuol dire che i libri inglesi siano più noiosi, tutt’altro, sono solo un filino più logici.
E in tempo di incertezze qualche punto fermo ci vuole.

Ho appena finito di leggere un romanzo di P.D.James.
L’ennesimo. Uno dei tanti che l’autrice ha scritto e che ho prontamente acquistato. Li ho quasi tutti, infatti.

Questo si intitola “La paziente privata”.
La storia è ambientata in un vecchio castello vittoriano ( sembra che si possa morire solo li!) nel Dorset, ristrutturato per ospitare una clinica estetica esclusiva. Durante la degenza post operatoria viene misteriosamente uccisa una paziente, una giornalista d’assalto con qualche oscuro segreto nel suo passato. Ad indagare sui possibili sospettati, tutti gli abitanti del castello, arriva da Londra il detective Adam Dalgliesh, comandante della squadra omicidi di Scotland Yard, con i suoi fidi collaboratori.

Il libro procede spedito, tra salti nel passato dei protagonisti, introspezioni, qualche colpo di scena (ma non agitiamoci troppo) e interminabili quanto dettagliate descrizioni degli ambienti.
Perché la signora James è cintura nera di descrizioni di ambienti, lei non si limita a dire come è fatta una stanza, lei ne descrive ogni singolo particolare, mobili, tende, tappeti e suppellettili. Anche dove sono stati acquistati, magari.
Alla fine sembra quasi di esserci per davvero.

La cosa è interessante, se non fosse che dopo 10 pagine di spiegazione dettagliatissima della biblioteca uno magari decide che ne ha abbastanza e va a farsi un panino.
Soprattutto se la vittima ci mette 70 pagine a morire. Sei la predestinata, lo so che sei tu perché ho letto il retro copertina, che diamine: falla finita e muori.
Così poi iniziano le indagini.

Che poi anche i detective in questione non è che siano tanto sbrigativi, qualche pensierino filosofico lo esternano sempre. Di solito davanti alla tazza di te di ordinanza.
C’è sempre il momento della tazza di te, dello spuntino, del pasto a ore improponibili per noi italiani. Ovviamente sempre ben raccontato.
Una vasta scelta di piatti tipici inglesi.
Dal roast beef con yorkshire pudding, al pasticcio di agnello in crosta, dai muffins al pane d’orzo, poi torte e confetture di ogni genere. Deve essere una buongustaia questa donna.

In questo romanzo c’è una animata discussione tra i cuochi e la direttrice della clinica su cosa sia meglio servire agli abitanti della casa dopo il terribile colpo del ritrovamento del cadavere.
Perché lo shock passa meglio con qualcosa di caldo nello stomaco, questo si sa.
Alla fine si decide per una serie di piatti freddi, salati e dolci, accompagnati dal pane di soda, saporito, versatile e veloce da preparare.

Io ovviamente mi sono data  da fare per saperne di più, ho fatto le mie indagini parallele e ho trovato la ricetta.
Poco sforzo, in verità, perché ho un libro sul pane di tutto il mondo che è favoloso: “Il pane fatto in casa” (di C.Ingram e J.Shapter)  dove c’è anche la ricetta per preparare questo pane.
Di questo libro ne avevo già parlato quando ho preparato il pane gallese nei vasi di argilla.

Questo pane è tipico dell’Irlanda ma lo si può trovare facilmente in tutto il Regno Unito.
Viene fatto principalmente con farina integrale di grano, mischiata a farina bianca ,a volte anche a farina d’avena. Viene impastato col latticello, ossia il siero del latte che resta dopo aver fatto il burro. Si chiama Soda Bread perché l’unico agente lievitante usato è il bicarbonato di sodio che a contatto col latticello produce acido lattico e fa fermentare il pane gonfiandolo. Anche se, soprattutto in Inghilterra, molti fornai aggiungono del cremor tartaro che facilita la lievitazione.

Ho trovato anche molte ricette che comprendono tra gli ingredienti burro o lardo, ma per lo più viene fatto senza grassi aggiunti.
Le proporzioni tra farina integrale e farina bianca variano: con quasi ¾ di farina integrale e ¼ bianca si ottiene il Brown Soda Bread, ovviamente perché rimane più scuro; la farina integrale si può diminuire a vantaggio della farina bianca fino ad avere un pane fatto solo con farina bianca, il White Soda bread, appunto.
L’impasto di solito viene modellato in una pagnotta rotonda tagliata a croce. Se si taglia il pane in quarti, prima o dopo la cottura, si ottengono le Soda Farls, cioè cunei di pane.
Anticamente veniva cotto in su piastre o tegami di ghisa posti sulle braci e coperto con coperchi anch’essi di ghisa, questo perché le cucine Irlandesi non avevano il forno per il pane. Ancora oggi qualche fornaio fa ancora così ma per lo più viene usato il forno.
A volte viene cotto dentro una teglia rettangolare, prende il nome di pagnotta di grano.
Tutte queste informazioni le ho prese curiosando sul web ma in maggior misura le ho trovate nel libro “Io ho aumentato la proporzione della farina integrale e ho omesso il lardo.
 

 
 
 
 
 


IRISH SODA BREAD- PANE IRLANDESE AL BICARBONATO DI SODIO.

Ingredienti:
300g farina integrale,
200g farina bianca,
350g latticello,
2 cucchiaini di bicarbonato di sodio,
1 cucchiaino di sale.

Se non trovate il latticello sostituitelo con il latte fermentato arabo (Laben Chaula) che si trova facilmente nei supermercati o con il Kefir. Oppure potete mescolare yogurt e latte (o acqua) in pari quantità ottenendo il peso desiderato, aggiungete poi qualche goccia di succo di limone e fate riposare mezz’ora circa a temperatura ambiente.

Mescolate tutti gli ingredienti secchi poi aggiungete a poco a poco il latticello fino ad ottenere un impasto omogeneo, morbido e umido.
Non lavoratelo troppo con le mani altrimenti il pane diventa pesante e duro. Modellatelo in una pagnotta rotonda e ponetelo su una placca foderata di carta forno umida.
Fate dei tagli a croce o stella.




Infornate a 190°, forno caldo, per circa 30 minuti. Il pane deve essere gonfio e dorato e deve risuonare vuoto se colpito sul fondo.
Io ho fatto cuocere il pane per i primi 10 minuti a 190°C, poi ho abbassato il forno a 170°C e ho cotto ancora 25-30 minuti.
Se dovesse scurire troppo in fretta copritelo con un foglio di alluminio, abbassate il forno di 10° e terminate la cottura.





Fatelo raffreddare avvolto in un telo pulito e leggermente spruzzato di acqua.
Servitelo tiepido o freddo, affettato, con burro e marmellata come vuole la tradizione anglosassone, magari accompagnato con una tazza di te.

Oppure con una bella scelta di salumi e formaggi e un bicchiere di vino rosso vivace. Per esempio un Lambrusco.
 
 
 



 

Comunque questo libro mi è piaciuto. Come tutti gli altri di questa autrice.
Forse ogni tanto il ritmo delle storie rallenta un po’, magari si intuisce l’assassino ben prima dell’ultima pagina, ma i personaggi e le ambientazioni sono così tipicamente inglesi, così ben caratterizzati che ci si immerge nella storia e si arriva alla fine in un attimo.
Anche perché le trame, i casi da risolvere, sono sempre molto logiche e puntuali, niente assurdi colpi di scena o indizi usciti fuori come per magia a sconvolgere le carte in tavola.
Quindi buona lettura a tutti.
Voi adesso che state leggendo?




In questi giorni mi sto godendo le vacanze estive, anche se il tempo non aiuta.
Per cui mi perdonerete se non sono stata di parola e sono sempre latitante. Ma continuo a cucinare e fotografare. Per adesso vi saluto tutti e vi auguro una buona estate.
A presto.

3 commenti:

  1. che buone queste foto...il tuo pane buonissimo con saleme tutto il resto!
    complimenti anche per le letture...anche qui pioggia...ti auguro un buon sabato simona:)

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  2. Anche x me vacanze è sinonimo di letture e ti ringrazio x i tuoi consigli, stavo giusto pensando ad un nuovo libro da acquistare ^_^ Io ho letto in Grecia "mangia, prega, ama" un libro leggero ma che mi ha aiutata a superare questo difficile momento della mia vita...
    Ottimo il tuo pane..mi hai fatto venire l'acquolina :-Pù
    Buon we tesoro..qui tanto x cambiare ha iniziato a piovere :-(

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  3. Qui a Torino non piove, ci sono delle tempeste monsoniche!
    Anche io adoro i gialli, e il tuo pane sembra squisito!
    :*

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Spero vi siate divertiti qui da me. La mia porta è sempre aperta a tutti quelli che vogliono condividere con me la passione per la cucina e i libri. In amicizia e serenità. Sarò felicissima se mi lascerete un commento, un'opinione, un consiglio ...anche solo un saluto! Fa davero piacere avere un segno del vostro passaggo qui.